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Resilienza e R-esistere (di Andrea Coden)

Cosa vuol dire per te resistere?

Questa ed altre sono le domande che abbiamo fatto ai ragazzi per introdurli al tema di un progetto artistico che ha avuto come obiettivo la realizzazione di un’installazione video e audio sul tema del r-esistere (che diventa esistenza nel gioco di parole).

Un’installazione[1] in cui lo spettatore è invitato a partecipare in modo attivo osservando e ascoltando all’interno di una piccola stanza le storie dei nostri ragazzi che si intrecciano tra loro in un susseguirsi di voci, suoni e immagini. Questa installazione troverà spazio all’interno della mostra R-esistere, costruita insieme alla Commissione di rilevanza straordinaria sulla disabilità del Comune di Casatenovo e la sua inaugurazione sarà il 31 marzo presso Villa Mariani di Casatenovo. All’evento parteciperanno attivamente oltre ai ragazzi di Villa Ratti anche la Cooperativa la Vecchia Quercia, la Cooperativa L’Arcobaleno, e l’associazione Musica e Canto, tutte realtà del territorio del casatese.

 

Cosa significa per i nostri ospiti R-esistere?

“Quando la vita rovescia la nostra barca, alcuni affogano, altri lottano strenuamente per risalirvi sopra.

Gli antichi connotavano il gesto di tentare di risalire sulle imbarcazioni rovesciate con il verbo ‘resalio’. Forse il nome della qualità di chi non perde mai la speranza e continua a lottare contro le avversità, la resilienza, deriva da qui”.[2]

Resilienza è un termine che ha origine dalla scienza dei materiali e indica la capacità che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo essere stati sottoposti a schiacciamento o deformazione.In psicologia, la resilienza  indica la capacità di far fronte in maniera positiva a eventi traumatici, di riorganizzare positivamente la propria vita dinanzi alle difficoltà, di ricostruirsi “r-estando” sensibili alle opportunità positive che la vita offre, mantenendo ferma e vigile la propria identità di persona, valorizzando quelle che sono le risorse che la contraddistinguono e i limiti propri di ognuno di noi.

Connota proprio la capacità delle persone di far fronte agli eventi stressanti o traumatici e di riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà.

Le persone con un alto livello di resilienza riescono a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti. L’esposizione alle avversità sembra rafforzarle piuttosto che indebolirle. Esse tendenzialmente sono ottimiste, flessibili e creative; sanno lavorare in gruppo e fanno facilmente tesoro delle proprie e delle altrui esperienze.

 

“A volte le brutte esperienze aiutano, servono a chiarire che cosa dobbiamo fare davvero.
Io penso che le persone che fanno solo belle esperienze non sono molto interessanti.
Possono essere appagate, e magari a modo loro anche felici, ma non sono molto profonde.
Ora,la tua ti può sembrare una sciagura che ti complica la vita,ma sai…godersi i momenti felici è facile.
Il difficile è non lasciarsi abbattere dai momenti brutti.
Devi considerarli un dono, un dono crudele ma pur sempre un dono.
E sono convinta che proprio per questo tu sarai una persona migliore”
[3]

 

La resilienza è, dunque, una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza, ai vissuti e, soprattutto, al cambiamento dei meccanismi mentali che la sottendono.
Bisogna concepire la resilienza come una funzione psichica che si modifica nel tempo in rapporto all’esperienza, ai vissuti e, soprattutto, al modificarsi dei meccanismi mentali che la sottendono.

L’esperienza che gli ospiti fanno all’interno di Villa Ratti diventa quel metallo fuso che con il passare del tempo trova nuova forma raffreddandosi, dopo che le emozioni prima incomprensibili e di difficile gestione assumono significato e vanno a riempire gli spazi vuoti di uno stampo, affinché tutta la superficie dello stesso sia piena, ricca, densa, completa, complessa come la vita di ogni di noi.

Mi piace chiudere con questa immagine metaforica del metallo fuso, perché rappresenta la complessità (e la bellezza/lucentezza) della vita di ogni ospite che entra in comunità. Esso è informe, impercettibile e di difficile gestione, ma più il tempo passa più questo si ricompone in una forma. Villa Ratti offre quindi la forma entro cui la persona trova una sua dimensione prima di riprendere a “r-esistere”.

R-esistere non ha tempo, ha solo strategie per farlo, per rimanere, per essere. L’esperienza permette di definire quelle strategie che ci sono utili per r-esistere. Villa Ratti è “esperienza”.

 

[1] Il lavoro sarà coordinato da Matteo Imbriani (fotografo) e Rossana Maggi (referente laboratorio d’arte di Villa Ratti e illustratrice)

[2] “Resisto dunque sono”, Pietro Trabucchi, Corbaccio, 2007

[3]Un Giorno questo dolore ti sarà utile”, Peter Cameron, 2007

 

ARTICOLO DI:  Andrea Coden