Il lavoro di Villa Ratti con le famiglie (di Marta Sconci)

Il percorso riabilitativo di Villa Ratti prevede un importante spazio di lavoro dedicato ai familiari degli ospiti. Il nucleo familiare di origine è considerato, infatti, attore fondamentale per il cambiamento della persona e il fatto che l’ospite si allontani da casa per la durata del percorso di cura non significa che i familiari vadano tenuti in disparte, tutt’altro. Lo scopo del loro coinvolgimento è, perlomeno, duplice: se da un lato la comprensione allargata del contesto di provenienza dell’ospite è fondamentale per capirne al meglio la storia, dall’altro la regolazione dei meccanismi sottostanti il funzionamento delle relazioni familiari è un’importante risorsa da sviluppare per sostenere il cambiamento nella sua interezza.

Per quanto riguarda il primo obiettivo, lo strumento principale di accesso alle informazioni consiste nei colloqui che si fanno con la famiglia all’inizio del periodo di assessment che comprende il primo mese dopo l’inizio del percorso in Comunità. Il primo colloquio avviene in presenza dell’ospite e ha due sguardi, uno rivolto al passato e alla ricostruzione della storia familiare, l’altro al futuro e alla visione che il nucleo ha dell’ospite e del progetto che si accinge a cominciare. Il secondo colloquio, invece, ha la funzione di spiegare ai familiari gli strumenti che la comunità mette a loro disposizione e a esplorare insieme i dubbi, le perplessità, i contenuti che caratterizzano gli inizi del percorso terapeutico riabilitativo.

Gli strumenti offerti per il raggiungimento del secondo obiettivo (gestione delle relazioni familiari) sono diversificati. Il lunedi mattina dalle 9.30 alle 10.30 è in funzione lo ‘sportello telefonico’, pensato per raccogliere le emergenze e le criticità (ma anche le note positive!) avvenute nel corso del fine settimana, quando ospite e familiari si incontrano e trascorrono del tempo insieme. Inoltre, si offre la possibilità di fare altri colloqui familiari dopo i primi due, laddove la comunità, l’ospite o i familiari stessi lo ritengano necessario in un momento del percorso. Infine, lo strumento principe del lavoro con le famiglie: il gruppo multifamiliare.

Il gruppo è composto dai familiari degli ospiti presenti al momento in comunità ed è condotto in presenza di un operatore comunitario, oltre alla terapeuta. Gli obiettivi del gruppo sono molteplici: innanzitutto, la condivisione. Ogni partecipante ha manifestato, nel tempo, la potenza insita nel rendersi conto del fatto che il proprio vissuto non sia unico e ‘condannato’, bensì esperito anche da altri e, spesso, superato: la sensazione di uscire dal guscio dell’invisibilità per scoprire che ci sono persone che hanno sperimentato il nostro stesso sentire è uno tra i primi meccanismi di innesco per il cambiamento. Infatti, poter raccontare le proprie difficoltà in un contesto che ascolta e condivide senza giudizio consente l’accesso, l’esplorazione e, di conseguenza, una più consapevole gestione dei momenti critici e delle emozioni ad essi correlate. In questo senso, anche la presenza di un operatore durante gli incontri si rivela preziosa per suggerire diversi interventi possibili. Alla fine del percorso, si dovrebbe essere maturata, quindi, una più ampia comprensione di sé e dell’altro (Bateman, Fonagy, 2006, 2010).

Nel progetto di lavoro tra comunità e famiglie, si prevede un sempre maggiore coinvolgimento di queste ultime nelle attività comunitarie, al fine di costruire un percorso in cui risultino vere co-protagoniste del cambiamento degli ospiti.

 

I vostri figli

… e una donna che aveva al seno un bambino disse: parlaci dei figli. Ed egli rispose:

I vostri figli non sono figli vostri…

sono i figli e le figlie della forza stessa della Vita.

Nascono per mezzo di voi, ma non da voi.

Dimorano con voi, tuttavia non vi appartengono.

Potete dar loro il vostro amore, ma non le vostre idee.

Potete dare una casa al loro corpo, ma non alla loro anima, perché la loro anima abita la casa dell’avvenire che voi non potete visitare nemmeno nei vostri sogni.

Potete sforzarvi di tenere il loro passo, ma non pretendere di renderli simili a voi, perché la vita non torna indietro, né può fermarsi a ieri.

Voi siete l’arco dal quale, come frecce vive, i vostri figli sono lanciati in avanti.

L’Arciere mira al bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tiene tesi con tutto il suo vigore affinché le sue frecce possano andare veloci e lontane.

Lasciatevi tendere con gioia nelle mani dell’Arciere, poiché egli ama in egual misura e le frecce che volano e l’arco che rimane saldo.

(Kahlil Gibran)

ARTICOLO DI: Marta Sconci