In occasione della festa della mamma mi è stato chiesto di condividere qualche breve riflessione, quale mamma di Maria, ex ospite della Comunità Villa Ratti.
Ho accettato con piacere sia perché sono molto grata a IL VOLO, sia perché l’occasione mi dà spunto di riflettere sulla mia storia di mamma.
La maternità, per me, è stata un’esperienza fortissima che mi ha penetrata nelle più profonde viscere. All’inizio pensavo che tutto fosse facile, che crescere una figlia fosse la cosa più naturale e normale, che bastasse il mio amore, il mio prendermene cura, il mio starle accanto per accompagnarla verso una vita serena.
Poi, quando sorprendentemente le cose non sono andate così, pian piano tutto si è frantumato, tutto si è perso, si è confuso. Mi sono tormentata sul perché di tanto dolore, sul perché non ero riuscita a evitarlo e su cosa avessi potuto fare di tanto sbagliato perché tutto ciò accadesse.
E’ in questo stato d’animo che, dopo tanta fatica e tanta solitudine, siamo entrati a IL VOLO, e dico siamo perché un po’, oltre a Maria, ci siamo entrati anche io e mio marito. All’inizio è stato molto doloroso, mi pareva che per poter dare a Maria la possibilità di prendersi cura di sé, fosse necessario staccarla da me, da noi. L’esperienza che ci si prospettava era del tutto nuova, sconosciuta e, forse per pregiudizio, mi faceva paura.
Poi, giorno dopo giorno, la paura si è sopita, sostituita da una crescente fiducia. Un mondo nuovo e una realtà sconosciuta che si sono dimostrati di grande aiuto per Maria e per noi. Per Maria, l’aiuto è stato nell’inizio della svolta, ma visto che queste righe sono dedicate alla festa della mamma vorrei soffermarmi su quanto io ho ricevuto da IL VOLO.
Per me, per noi, l’esperienza è stata determinante.
Il percorso è stato lungo, a volte faticoso, risalite e ricadute, ma non mi sono mai sentita sola, cosa che prima non mi era mai capitata ed è proprio questo senso di appoggio, di gruppo che mi ha dato il tempo per tanti cambiamenti. Al senso di fallimento bruciante che percepivo all’ingresso si è pian piano sostituita l’accettazione, una buona dose di autoperdono e la voglia di rimettermi in gioco.
Grazie ai colloqui, agli incontri e alle riflessioni suggerite, ho capito che esistevano modi diversi per relazionarmi con Maria, ho capito che tante paure erano mie e non sue e quindi a distinguere, a non confondere, ho capito l’importanza di una comunicazione chiara, l’importanza della coerenza, della fermezza, a rispettare Maria come persona diversa da me, con gusti, aspirazioni e ricerche anche molto differenti. In questo processo è stato fondamentale il sostegno costante di tutti i medici, degli educatori e degli operatori, disponibilità in qualsiasi momento all’ascolto e al consiglio; senza questo tempo che mi ha permesso di staccare dall’ansia del quotidiano per riflettere anche su di me, senza la sensazione di sentirmi giudicata anzi sentendo la presenza di qualcuno che in quel momento è lì per te, tutto questo non sarebbe successo.
Ricordo che all’inizio ero titubante a chiamare in Comunità, nei momenti di difficoltà mi manca molto, ma se mi fermo trovo le risposte, trovo quello che mi avrebbe suggerito Claudio, Micio, Marta o qualsiasi altra persona mi avesse risposto al telefono de IL VOLO.
E poi sono rimaste le amicizie stesse nei gruppi familiari, amicizie sincere, in cui sei te stesso perché tutti condividono le stesse difficoltà. I gruppi familiari sono stati una risorsa importantissima, si riconoscono errori involontariamente commessi, si condividono sofferenze e fatiche avvertendo un minor senso di solitudine.
Per tutto questo sono entrata a IL VOLO piangendo e ne sono uscita piangendo… i motivi erano evidentemente opposti perché nel mezzo c’è stato un mondo di affetti, fiducia, stima e riconoscenza.
Elisabetta Martinelli, mamma