EMDR: per tornare a narrare il trauma

Trauma /tràu·ma/ sostantivo maschile
“1. Lesione prodotta nell’organismo da qualsiasi agente capace di un’azione improvvisa e
rapidissima, che può produrre fenomeni locali o modificazioni generali dell’organismo.
2. FIG. Evento negativo, che incide sulla persona e la disorienta.”

Dizionario della Lingua Italiana

Quando pensiamo ad esperienze traumatiche spesso richiamiamo alla mente eventi a forte impatto quali terremoti o guerre che coinvolgono popolazioni su vasta scala ma, in realtà, la definizione di trauma è molto più complessa.
Secondo il manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, il trauma si configura all’incirca come un’esperienza, diretta o indiretta, di un evento potenzialmente mortale che coinvolge a sé stessi o a conoscenti stretti. Accanto a questa definizione, però, viene identificata come traumatica anche la trascuratezza nelle cure e la mancanza di soddisfazione dei bisogni del bambino in modo continuativo e ripetuto.

A tutti questi eventi, solitamente, segue poi una reazione personale di sofferenza psicologica molto variabile, infatti, non tutti coloro che assistono o subiscono un evento traumatico sviluppano una patologia ad esso correlata, tuttavia è ormai assodato (grazie al numero sempre crescente di studi in materia) come esperienze in qualche modo traumatiche sono spesso correlate ad altre patologie mentali (es. depressione).
In molti casi, il nostro cervello ci consente di elaborare informazioni traumatiche e di renderle, quindi, “innocue”, ordinate e immagazzinate nella nostra memoria, accessibili al ricordo e narrabili. Questo avviene in parte durante il giorno, quando siamo svegli e, in parte durante il sonno grazie all’alternarsi delle fasi REM (Rapid Eye Movement) e non, garantito da una complessa interazione tra neurotrasmettitori.
Talvolta, tuttavia, ad esempio di fronte ad eventi di stress estremo, questo meccanismo innato e naturale non basta e le informazioni dolorose e stressanti non riescono ad essere processate e portano a sperimentare vissuti di grande difficoltà.

Anni di studi e ricerche hanno permesso di sviluppare un trattamento particolarmente efficace nella cura di tali disordini, l’EMDR (Eye Moviment Desensitization and Reprocessing) che, praticato da terapeuti esperti, formati e autorizzati, si basa su un meccanismo simile a quello che naturalmente avviene a livello cerebrale e consente di rielaborare, organizzare e gestire i ricordi dolorosi legati all’esperienza traumatica, per renderli nuovamente accessibili e narrabili alla persona e ridurre le difficoltà emotive ad essi connesse.

All’interno della Comunità Terapeutico Riabilitativa Villa Ratti intraprendono un percorso di cura persone che nella propria vita hanno subito o vissuto esperienze a diversi livelli traumatiche.
Il 64% degli 
ospiti, infatti, durante il racconto della propria storia di vita ha riportato almeno un’esperienza traumatica subita (violenza, bullismo, incidenti gravi,…).

Per questo motivo, e per conoscere a fondo una metodologia di cura e le sue ripercussioni sulla vita quotidiana, nonché i benefici nel medio e lungo termine, presso la Cooperativa IL VOLO si sono svolte alcune formazioni specifiche su Trauma e EMDR, che hanno visto la conduzione di esperti riconosciuti in ambito internazionale e la partecipazione di tutto il personale impegnato nella cura e nell’assistenza ai giovani ospiti della Comunità, a sottolineare l’importanza dell’aggiornamento continuo sulle diverse possibilità di cura e trattamento e del confronto con esperti sul lavoro presso la nostra realtà.

Per approfondire
www.emdr.it

Dott.ssa Paola Vimercati

Nicole: “Sono già passati 10 anni dal mio percorso a Villa Ratti”

Lettera aperta ai giovani che intraprendono e intraprenderanno il percorso terapeutico-riabilitativo per affrontare il Disturbo Borderline di Personalità

“Sono stata ospite a Villa Ratti nel 2008, dopo che mi avevano diagnosticato il disturbo di personalità “borderline”.

È stata molto dura! Bisogna stringere i denti e fare tante attività e si fa fatica a capire al momento perché siano utili. Bisogna vivere lontano da tutto e tutti con un gruppo di sconosciuti ognuno con il proprio problema, senza la possibilità di ricorrere alle solite scappatoie per sopportare la quotidianità.

Una volta entrati in comunità si è faccia a faccia con se stessi e i propri demoni, può essere doloroso, ma nessuna delle fatiche sopra elencate sarà mai pesante come vivere la vita di tutti con le catene dell’essere borderline (o qualsiasi disturbo si abbia) alle caviglie.
Noi ragazzi delle comunità abbiamo avuto la sfortuna di vivere una vita di solitudini, senza una guida o l’ascolto giusto. In comunità queste cose ci sono e ci permettono di metterci in gioco per aprirci e sistemare tutte le ferite di una vita.
Io sono guarita, davvero, significa che non devo più assumere dei farmaci.

Ho avuto la fortuna di continuare la terapia anche dopo la comunità e così facendo non ho mai smesso di volermi prendere cura di me, ho avuto la fortuna di avere dei genitori che nonostante gli errori commessi in buona fede non hanno mai perso la speranza che io sarei stata bene prima o poi.
Due anni fa ho perso i miei genitori e sono rimasta in piedi, andando avanti si impara ad avere un pizzico di fiducia nel fatto che tutto passa, anche un dolore forte come questo.

Prima della comunità ero arrivata a essere una che non amava se stessa o la vita in generale, ero una pallina del flipper che si muoveva vorticosamente senza meta, fino al giorno (che ho odiato) in cui i miei genitori mi hanno obbligata a iniziare il percorso in comunità, ora quel giorno lo ricordo come il giorno in cui mi hanno salvata, penso che non ce l’avrei mai fatta ad avere una casa, un lavoro fisso, un ragazzo, tanti amici e tante passioni nella vita se non mi fossi affidata ai medici e operatori de IL VOLO ONLUS.
Loro mi hanno insegnato ad andare avanti e lo hanno fatto ricordandomi che ogni esperienza negativa o positiva ci insegna qualcosa, qualcosa che ci portiamo dietro per affrontare la sfida successiva essendo più preparati.
Hanno creduto in me e senza di loro, senza la loro guida e supporto non avrei mai potuto essere qui oggi “non borderline” a raccontare la mia storia con un sorriso sulle labbra.

Ogni percorso è a sé non tutti hanno avuto la mia esperienza, ma se c’è un pizzico di volontà nello stare meglio sono convinta che tutti possano guarire, abbiate fiducia anche quando sembra impossibile!

Nicole